lunedì 1 dicembre 2008

Messico: un unico Paese...ma l'Italia???

Quando ho aperto il blog ho promesso che avrei parlato del Messico, dell’Italia, e delle loro differenze...


…QUINDI:

Partiamo dalle differenze più ovvie, come la posizione sull’atlante e la grandezza dei due Paesi.


Innanzitutto il Messico non è un unico Stato: come gli Stati Uniti d’America, il Messico è una confederazione di Stati, 32 per l’esattezza (Los Estados Unidos Mexicanos), che si estendono dall’oceano Atlantico (nel mar dei Carabi, di fronte a Cuba, con località ormai molto note anche in Europa come Cancún e le rovine di Tulum) all’oceano Pacifico (le famosissime coste di Acapulco, Puerto Escondido, la meravigliosa Baja California ed altre perle non conosciute ai più); ma anche dal nord al sud la varietà di paesaggi è notevole, e comprende foreste incontaminate, deserti, gran canyon, zone di laghi, montagne.

Il clima poi varia da caraibico, a desertico, a tropicale, a continentale e chi più ne ha...


Non voglio comunque fare una lezione di geografia. Volevo invece fare una piccola riflessione (comparativa) su Messico e Italia: prima, però, vi do giusto due numeri per la riflessione successiva:


Il Messico quindi è 6,5 volte più esteso dell’Italia, ed ha una superficie pari a poco meno della metà dell’Europa dei 27 Paesi (cioè quella del 2007); eppure la piccola considerazione che vorrei fare è: ma siamo sicuri che un Paese enorme come il Messico significhi per forza maggiore diversità all’interno del Paese?


Se penso alla nostra piccola bella Italia, noto più differenze di cultura, infrastrutture, stile di vita, economia, tradizioni, addirittura nel cibo di quante ne abbia trovate nel grande (ed altrettanto bello) Messico.

Come sempre, tanto per darvi uno spunto di riflessione, la mia breve considerazione riguarda le tradizioni (alquanto omogenee in tutto il Messico, a differenza che in Italia), la lingua (in Italia sfido un friulano e un siciliano a parlarsi in dialetto e capirsi!), l’unità sotto la stessa bandiera (per capirci non c’è un partito pro separazione tra nord/ sud in Messico) ed altre cosucce.


Chiaro che queste banali considerazioni hanno delle eccezioni: anche in Messico esistono tradizioni tipiche di una regione piuttosto che di un’altra (penso ad esempio ai “Voladores de Papantla” di Veracruz); ed anche lì ci sono dialetti che sono delle vere e proprie lingue (esistono ancora centinaia di dialetti di tribù più o meno grandi e popolate, come i Maya in Yucatàn, o i Lacandones in Chiapas).


D’altra parte però parlo della sensazione che ho avuto nel percorrere il Messico in zone molto diverse, e della sensazione che ho avuto dai miei amici, provenienti dalle più disparate città del territorio; e la sensazione è stata quella di un unico grande Stato, unito sotto la stessa bandiera, fortemente solidale al suo interno, e figlio della stessa cultura (nonostante derivazioni molto diverse, come ad esempio quella dai Maya nel sud/ sud-est del Paese, e quella degli Aztechi nel centro dello Stato).


Ma allora la domanda è un’altra: cosa fa dell’Italia, invece, un Paese così frammentato al suo interno? La ragione muove dalle diverse genti che popolavano l’Italia nei secoli passati? O dalle rivalità tra feudi vicini, che ancora oggi portano a marcati campanilismi in ogni regione? O dall’unione italiana sotto un’unica bandiera, forse imposta dall’alto, ma non voluta dai più?


Resta il fatto che il sud dell’Italia è una zona bellissima, che non ha nulla da invidiare al resto del mondo. E se venisse gestita in maniera migliore, potrebbe essere il motore dell’Italia, in settori come turismo, agricoltura, pastorizia, ma anche fabbriche, industria tessile, etc...


Invece purtroppo si parla del Sud Italia come della parte “marcia” dell’Italia, quella che rallenta l’economia italiana, quella di cui dobbiamo liberarci se vogliamo andare avanti.


E sapete una cosa? Secondo me hanno ragione!


Ma la colpa non è del Sud, non è un problema strutturale, né territoriale. Non è un problema della gente che vi abita, nè delle tradizioni che hanno. Il problema è che è sempre mancata una qualunque pianificazione a livello italiano, e si è sempre lasciato il Sud al suo destino.


Ora tornare indietro non è certo facile, ma magari con l’adeguata pianificazione potrebbe essere proprio il Sud il motore che ci può portare fuori dalla crisi di produzione, e lontano dalla dipendenza dai beni alimentari esteri.


E voi? Cosa ne pensate?!?

domenica 30 novembre 2008

Punti di vista...

Nave della Marina: "Prego, vi chiediamo di modificare la vostra rotta di 16 gradi verso Est per evitare una collissione"

Un civile: "Mi spiace, ma siamo noi a dovervi chiedere di modificare la vostra rotta di 16 gradi verso Ovest se volete evitare la collissione"

Nave della Marina: "Parla il comandante di una nave militare della Marina degli Stati Uniti. Ripeto: MODIFICATE LA VOSTRA ROTTA"

Un civile: "Mi spiace, ma dovrete modificare voi la vostra rotta"

Nave della Marina: "Questa è la portaerei Enterprise, una grande nave da guerra della gloriosa Marina degli Stati Uniti d'America: MODIFICATE LA VOSTRA ROTTA IMMEDIATAMENTE"

Un civile: "Questo è un faro! Passo e chiudo"

I punti di vista molto spesso sono molto differenti, e diverse parti in causa credono di aver ragione, o ritengono di esser in una posizione di forza per imporre la propria visione.

Così fanno i capi, che molto spesso impartiscono ordini senza però sapere esattamente nella pratica come va affrontato il lavoro, o i problemi che un approccio sbagliato può comportare.

Così però fanno anche certi Paesi, che più di altri si ritengono in diritto/ potere di dettar legge, o di scegliere sempre unilateralmente ciò che deve essere fatto (vedi gli Stati Uniti che continuano a rifiutare il trattato di Kyoto), mentre altri Stati, invece, seguono le impostazioni dettate da altri, giuste o sbagliate che siano.

Purtroppo tra i secondi troviamo Paesi come Messico e Italia.

Ne deriva che il Messico, uno Stato che per posizione geografica, grandezza, ricchezza delle Terre e ricchezza culturale avrebbe potuto essere tra i primi Paesi al mondo per esportazioni ed in generale per economia, ed invece si trova ad essere un po' uno Stato satellite dei vicini Stati Uniti.

Ed ecco allora che la valuta del Messico, il peso, ha dovuto ricorrere all'intervento degli Stati Uniti quando si è trovata ad affrontare la crisi negli anni '90 (la c.d. Crisi del Tequila - 1994).

Ed ecco che oggi (la notizia risale ad appena 10 giorni fa), la più grande impresa messicana, bandiera dell'indipendenza del popolo messicano, la PEMEX (società PEtrolifera MEXicana), è stata (s)venduta grazie ad una privatizzazione voluta dal Governo messicano, ma assolutamente invisa dall'intera popolazione.

E l'Italia? L'Italia è uno Stato piccolo su scala mondiale, ma pieno di cultura, tradizione e qualità, qualità che esportiamo a caro prezzo in tutto il mondo (moda, macchine di lusso, occhiali, cibo). Però negli ultimi anni è mancata a livello politico una pianificazione su scala generazionale.

Non parliamo di secoli fa, quando pensiamo che negli anni '90 il nostro sistema pensionistico veniva studiato da altri Paesi, primo fra tutti il Giappone, che mandava economisti in Italia per aiutare il Paese del Sol Levante ad uscire dalla crisi.

Cos'é successo negli ultimi anni? E cosa c'entrano gli Stati Uniti? Presto detto: l'Italia ha dapprima rinunciato, aderendo all'Unione Europea, alla possibilità di utilizzare degli strumenti per aumentare la sua competitività all'estero, quali ad esempio la svalutazione della Lira. Ma il problema vero risiede nella corsa dell'Italia a seguire un modello, quello americano, che non si è dimostrato all'altezza della qualità della vita che conoscevamo in Italia negli anni passati.

Ed allora ecco che si comincia a parlare di tagli a sanità, istruzione, e alla privatizzazione degli stessi.

Ecco che il sistema pensionistico va "in pensione", a favore di pensioni integrative che vanno pagate a parte dai lavoratori.

Ecco che il lavoro diventa sempre più "flessibile", cosa che permette alle imprese di licenziare senza troppi problemi in periodi di crisi, ma che di fatto non facilita i giovani nel momento in cui pianificano di andar a vivere soli, di mettere su famiglia, e quindi, in ultima ratio, di rilanciare i consumi.

Ma non è solo questo, ed ecco allora che invece di pianificare interventi a favore dell'energia pulita, facciamo un passo indietro, e puntiamo invece sul nucleare.

Siamo un Paese che sta copiando, purtroppo, e copiando male! Ci vogliono più coraggio e decisione nelle scelte, ma soprattutto servono scelte ad ampio raggio, scelte magari dolorose oggi ma che di qui a 10 anni ci restituiranno un'Italia che cresce economicamente, demograficamente, e qualitativamente.

Ma allora, per chiudere, se nella vignetta che ha aperto il post noi ci consideriamo il faro, cosa diremmo alla nave degli Stati Uniti?

"Modificate VOI la vostra rotta", o "Se ci date un attimo, vediamo cosa possiamo fare per farvi passare" :-)

Con riferimento all'articolo precedente, riporto qui sotto il testo originale e completo della bellissima poesia di Pablo Neruda:

"Muere lentamente
quien se transforma en esclavo del hábito, repitiendo todos los días los mismos trayectos, quien no cambia de marca, no arriesga vestir un color nuevo y no le habla a quien no conoce.

Muere lentamente
quien evita una pasión, quien prefiere el negro sobre blanco y los puntos sobre las "íes" a un remolino de emociones, justamente las que rescatan el brillo de los ojos, sonrisas de los bostezos, corazones a los tropiezos y sentimientos.

Muere lentamente
quien no voltea la mesa, cuando está infeliz en el trabajo, quien no arriesga lo cierto por lo incierto para ir detrás de un sueño, quien no se permite por lo menos una vez en la vida, huir de los consejos sensatos.

Muere lentamente
quien no viaja, quien no lee, quien no oye música, quien no encuentra gracia en sí mismo.

Muere lentamente
quien destruye su amor propio, quien no se deja ayudar.

Muere lentamente,
quien pasa los días quejándose de su mala suerte o de la lluvia incesante.

Muere lentamente,
quien abandona un proyecto antes de iniciarlo, no preguntando de un asunto que desconoce o no respondiendo cuando le indagan sobre algo que sabe.

Evitemos la muerte en suaves cuotas, recordando siempre que estar vivo exige un esfuerzo mucho mayor que el simple hecho de respirar.
Solamente la ardiente paciencia hará que conquistemos una espléndida felicidad."

lunedì 3 novembre 2008

Benvenuti sul mio blog

"Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, chi rinuncia ad inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta di fuggire ai consigli sensati."
Ed è con questa fase di Pablo Neruda che voglio aprire il mio blog, con questa frase vorrei che il mio blog si identificasse, e mi piacerebbe che chi finisse sul mio blog, almeno una volta, ci fosse capitato per aver cercato nei motori di ricerca un messaggio di forza e voglia di vivere intenso e profondo come questo.

Di blog sulla poesia ce ne sono già tanti, e poesie di particolar bellezza non mancano al mondo, ma molto spesso non ci si sofferma a pensare se queste poesie riguardino pure noi, la nostra vita, o meglio, il nostro modo di vivere la vita. 

Siamo soddisfatti del nostro lavoro? Ci basta quello che abbiamo, e quello che siamo? Non sono certo io a dare certi tipi di risposta, ma nel mio blog ritornerà in altre occasioni questa domanda, perchè è bello godere di ciò che si ha, ma cullare i propri sogni non deve essere un lusso per pochi, ma un diritto di tutti. E di questo diritto spesso ce ne priviamo noi stessi, presi dalla paura di perdere quello che già abbiamo, immobili nell'incertezza di cosa ci aspetta, imbrigliati nelle catene del debito dettato da un consumismo inutile e veicolato.

Non voglio dare risposte, purtroppo non ce le ho ancora nemmeno io..vorrei però fare qualcosa d'altro per voi: voglio insinuarvi dei dubbi! :-)